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"Ritorno alla razionalità"

Exhibition dates: 24/03 - 27/05/2022

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ARTWORKS

INSTALLATION VIEWS

Testo italiano / English text -scroll- 

 

L’irrazionale che oggi si manifesta nella nostra società non è semplicemente una distorsione legata alla pandemia provocata dal coronavirus, ma ha radici socio-economiche molto più profonde e lontane. L’irrazionale ha infiltrato storicamente e ciclicamente il tessuto sociale dando origine a una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste. La negazione dell’esistenza del covid o la credenza nella pericolosità dei vaccini si intrecciano senza soluzione di continuità con il terrapiattismo, la messa in discussione dell’11 settembre e dello sbarco dell’uomo sulla Luna o la teoria che vede il 5G come uno strumento sofisticato per controllare le persone. Una fuga nell’irrazionale che potremmo ipotizzare come l’esito di aspettative soggettive insoddisfatte o come ricerca di coordinate di riferimento in grado di fornire spiegazioni davanti ad eventi ipoteticamente avvolti in un’incertezza causata dallo scetticismo a priori verso qualunque sistema.

 

Tuttavia, le teorie complottiste e irrazionali non solo diventano una piena violazione del rasoio di Occam, il principio per cui la spiegazione più semplice è da preferire, ma soprattutto si trasformano in visioni o letture di determinati eventi in cui la razionalità è assediata da deviazioni cognitive, post verità, faziosità e mancanza di fiducia nelle istituzioni che dovrebbero analizzare i fatti e offrire una versione condivisa della realtà. Una razionalità che può emergere, scevra da evasioni forzate o strumentalizzate, solo da una comunità di persone che ragionano e che individuano i reciproci errori, come sostiene lo psicologo cognitivo Steven Pinker, attraverso una ricerca costante e un impegno cospicuo verso l'obiettività, la neutralità e la verità.

 

In questo contesto si inserisce la mostra “Ritorno alla razionalità” di Esther Stocker in cui l’artista evidenzia ancora una volta la sua attrazione per i paradossi formali, gli “errori” e le deviazioni nell'equilibrio ottico. Sebbene in passato la sua ricerca volesse spesso difendere o sottolineare i concetti di anarchia, irrazionalità o libertà nei sistemi fissi o troppo rigidi, l’attualità l’ha portata a interrogarsi sulla necessità di ritornare a una certa forma di razionalità. In quest’ottica, la mostra presentata negli spazi della Galleria 10 A.M. ART di Milano si configura attraverso un’installazione ambientale al piano principale e una serie di dipinti e sculture nel piano inferiore in cui una successione di elementi di disturbo e interferenze sfidano e interrogano i limiti dell’ordine, della regolarità percettiva e della responsabilità di ogni singolo individuo all’interno di una collettività.

 

Un progetto che si articola come un sistema di aperture, di forme che vogliono affermare una certa cadenza assestata, normalizzata, inattaccabile e oggettiva che viene sovvertita dall’intrusione di distorsioni minime. Un sistema teoricamente perfetto, ma invaso da imperfezioni, di modifiche delle aspettative, in cui la logica, l’intuizione, il rigore e la fantasia, inerenti al metodo matematico, diventano categorie indissolubili. L’insieme costituito da moduli eternamente ripetitivi crea una scansione visiva apparentemente ordinata, alla quale l'artista aggiunge anomalie, eccezioni che attirano l’attenzione per generare un ritmo che ci ricorda

come la percezione soggettiva di un sistema più ampio possa definirsi, tuttavia, solo attraverso una reciprocità e un consenso condiviso di intenti, visioni e obiettivi.

L’astrattismo e la geometria che caratterizza il lavoro di Esther Stocker vengono proiettati attraverso due binari paralleli che si congiungono. Nell’installazione, come un dipinto spaziale o come uno spazio pittorico che si dilata, mentre nei dipinti e nelle sculture come una sintesi statica che si concentra. Il distaccamento da un ordine, le forme libere intese come desiderio, il ruolo dell’immaginazione, la logica aperta, l’ambiguità e l’incertezza di un sistema, la precisione matematica e la relativa rottura, così come la consapevolezza di voler mettere in discussione gli elementi che conosciamo e che diamo per assodati, conformano un contesto di dibattito che apre determinati interrogativi. Un tentativo di mettere in dubbio i principi seguiti e accettati come dogmi, alla ricerca di un nuovo paradigma, che possa riordinare, come nel processo scientifico, la nostra conoscenza della realtà in cui viviamo, senza cadere nella costante fuga verso l‘irrazionale che contraddistingue l’attualità.

 

The socio-economic roots of the irrationality that runs through society today is not simply a distortion created by the coronavirus pandemic; they run far deeper and farther back in time. The irrational has historically and cyclically infiltrated the social fabric, prompting an unreasonable willingness to believe in pre-modern superstitions, anti-scientific prejudice, baseless theories and conspiracies. Beliefs that Covid doesn’t exist or that vaccines are dangerous seamlessly intertwine with flat earthism, questioning September 11 and the moon landing, or the theory that 5G is a sophisticated tool for controlling the populace. Seeking refuge in the irrational may be the result of subjective expectations going unsatisfied or a way of finding a frame of reference to explain events hypothetically shrouded in uncertainty because of a priori skepticism of all systems.

 

Not only are conspiracy theories and irrational interpretations a wholesale breach of Occam’s Razor (the principle whereby the simplest explanation should always be preferred), they are above all a vision or reading of specific events in which rationality is besieged by cognitive detours, post-truth, factionalism and a lack of trust in institutions responsible for analyzing the facts and coming up with a shared version of reality. As cognitive psychologist Steven Pinker argues, rationality only emerges without forced or instrumentalized evasion in a community of people who reason and identify one another’s mistakes via ongoing research, upholding a significant commitment to objectivity, neutrality and truth.

 

This is the backdrop to Esther Stocker’s exhibition Return to Rationality, where once again the artist demonstrates her attraction to formal paradoxes, “errors” and playing with optical balance. Although in the past her research often sought to defend or emphasize the concepts of anarchy, irrationality or freedom from fixed or overly rigid systems, current events have prompted her to question the need to return to some form of rationality. As an expression of this, the exhibition at Galleria 10 A.M. ART in Milan is laid out as an environmental installation on the main floor and a series of paintings and sculptures on the lower floor, in which a succession of elements create disturbance and interference, challenging and questioning the limits of order, perceptual consistency, and each individual’s responsibility within the community.

 

The exhibition is laid out as a system of openings, forms that seek to create a certain settled, normalized, unassailable and objective rhythm subverted by the intrusion of minimal distortions. Invaded by imperfections and dashed expectations, the logic, intuition, rigour and imagination inherent to the mathematical method assert themselves as indissoluble categories in this otherwise theoretically perfect system. An ensemble of eternally repeated modules creates an apparently ordered visual cadence, to which the artist adds anomalies and exceptions that capture our attention, setting off a rhythm that reminds us the subjective perception of a larger system may only be defined through reciprocity and a shared consensus regarding intent, vision and objectives.

 

Esther Stocker’s hallmark abstractionism and geometry are projected on two parallel tracks that come together: as a spatial painting or expanding pictorial space in the installation, and as paintings and sculptures that engender a focusing, static synthesis. She conjures up a framework of debate around specific issues through free forms that detach from order: desire, the role of imagination, open logic, the ambiguity and uncertainty of a system, mathematical precision and its breakdown, raising questions about things that we thought we knew and take for granted. Without giving in to the constant fugue towards the irrational that is a hallmark of present-day reality, the artist attempts to cast doubt on principles followed and accepted as dogma, seeking out a new paradigm that, as in the scientific process, has the ability to reorder our awareness of the reality we inhabit.

Opening:

24 March 2022, 5.00 pm

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