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ARTWORKS

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Dal 26 settembre al 29 novembre 2024 la galleria 10 A.M. ART di Milano, nella sua sede di corso San Gottardo 5, organizza la mostra “Giovanni Pizzo. Works from the 60s to 2022”, progetto articolato in una serie di eventi che approfondiscono la figura dell’artista.

 

“La mia ricerca, se avrò il tempo e le forze, è quella di moltiplicare il coefficiente combinatorio delle immagini, creando una dinamica sempre più ricca di rimandi luminosi e cromatici tra un gruppo di immagini e l'altro. Voglio moltiplicare questa dinamica, sempre di più. Un po' come ha fatto Pollock in un altro campo, quello prettamente segnico, con il dripping. Pollock ha moltiplicato gli spezzettamenti dei segni in maniera informale. Io vorrei farlo in modo ordinato. Mi piacerebbe trasformare la bellezza in un canone operativo, dove non c'è intervento umano, ma solo una miriade di elementi che proliferano seguendo una logica matematica, naturalmente umanizzata attraverso la loro trasposizione su tela o pannello".

Giovanni Pizzo

Conversazione con Fabio Cherstich, agosto, 2022

Dopo la mostra monografica dedicata a Lucia Di Luciano, presentiamo una mostra "gemella" in omaggio a Giovanni Pizzo, compagno di vita e di arte di Lucia per quasi settant’anni. Come la moglie, anche Pizzo è oggi al centro di una riscoperta che ha portato il lavoro di entrambi all'attenzione della critica e del collezionismo internazionale. La mostra offre una breve panoramica dei suoi capolavori storici e, per la prima volta, presenta al pubblico una serie di opere recenti, tutte realizzate nel suo studio di Formello, nella campagna romana. Tra i protagonisti dell’Arte Programmata, Giovanni Pizzo ha sperimentato le potenzialità gestaltiche dei moduli, delle geometrie e del linguaggio matematico. La sua carriera di pittore iniziò negli anni ‘60, influenzata dalle letture di Bertrand Russell e Albert Henry Munsell. Pizzo sviluppò una ricerca artistica personale, basata sull'uso e la combinazione di moduli geometrici, linee, quadrati e rettangoli, inizialmente attraverso una tavolozza minimale di bianchi e neri, per poi includere colori saturi come il blu e il rosso. Il titolo "Sign-Gestalt" riflette l'importanza del processo operativo che conduce alla forma, considerato primario rispetto alla forma stessa. Per questa occasione, ho deciso di condividere con il pubblico un estratto dell'ultima conversazione che ho avuto con l'artista nell'agosto del 2022, pochi mesi prima della sua scomparsa.

                                                                                                                                                    Fabio Cherstich

Milano, agosto, 2024

FC: Vorrei iniziare questa conversazione parlando del momento cruciale della tua carriera artistica: la mostra di Mondrian curata da Palma Bucarelli nel 1956 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Come ha influenzato la tua pratica artistica?

GP: Prima di Mondrian, la mia pittura era figurativa-accademica, poi si è evoluta verso una matrice informale, in parte segnica, in parte materica, con un esplicito riferimento alle pitture rupestri dell'antichità: una sorta di pittura delle origini in chiave novecentesca. Quando vidi le opere di Mondrian, rimasi sbalordito. Lui, un grande pittore classico, aveva abbandonato le vedute naturalistiche e la figurazione per dedicarsi alla pura geometria, a quella che sarebbe diventata l'ABC della mia pratica.

FC: Quindi un pittore deve saper lasciare le sue sicurezze per evolvere?

GP: Esatto. Ero affascinato dall'evoluzione della ricerca di Mondrian, soprattutto dal modo in cui riduceva un albero all’essenziale: tronchi e rami sempre più semplificati. Era la ricerca di un'essenza, dell'astrazione. Questa mostra scatenò feroci discussioni tra amici, ma alla fine decisi di abbandonare il figurativo e adottare un approccio più lineare, ispirandomi proprio a Mondrian. Lo feci con mia moglie, Lucia Di Luciano, anche lei pittrice. Una straordinaria pittrice. Eravamo giovani, erano gli anni '60 e insieme abbiamo fondato il Gruppo 63 Pittura.

FC: Come si è trasformato il tuo lavoro dopo la mostra di Mondrian?

GP: Ho iniziato a semplificare le forme, eliminando il superfluo dalle mie figure. Nel tempo, ho sviluppato un segno tipico, astratto, senza legami con il mondo reale. Seguendo Mondrian, il mio lavoro è diventato una combinazione di elementi geometrici, con l'obiettivo di esprimere concetti puramente mentali.

FC: Hai detto che negli anni '60 il tuo lavoro si legava al calcolo matematico. Qual è il processo dietro le tue opere?

GP: Il processo è mentale. Mi ispiravo alla logica-matematica di Whitehead e Russell, usando combinazioni e progressioni per creare strutture complesse. Ogni elemento segnico e cromatico aveva una funzione precisa, organizzata attraverso un calcolo rigoroso. L'obiettivo era creare una dinamicità nelle figure geometriche dell'opera, un ritmo.

FC: Anche se il tuo lavoro è astratto, c'è un collegamento con la realtà. Mi hai detto che gli uomini sono diventati numeri grazie al computer, che siamo tutti numeri soggetti a calcoli, e che la tua arte anticipa questa idea applicandola alla superficie del quadro... Questo rende il tuo lavoro una metafora della società?

GP: Potrebbe sembrare una metafora, ma l'obiettivo resta puramente estetico. Il mio non è un lavoro politico o sociale. È astratto-geometrico. Non conosce ambiguità.

FC: Come spiegheresti il tuo lavoro a un bambino?

GP: Lo semplificherei così: prendi tre numeri, ognuno corrisponde a una forma geometrica. Cambiando la loro posizione, si creano combinazioni sempre nuove e sorprendenti. È un gioco semplice, ma efficace.

FC: Cos’è per te l’arte?

GP: L’arte per me è innanzitutto bellezza, questo è indiscutibile. Questa bellezza è legata alla variazione cromatica degli elementi che costituiscono il quadro. Gli elementi cromatici, cambiando posizione, offrono visioni diverse e dinamiche di uno stesso "pixel" - chiamiamolo così - che a seconda delle sequenze cambia colore. Questo arricchimento cromatico dona gioia, conferisce una dinamicità ottica che stimola la percezione dell'osservatore, facendogli vedere che la bellezza, la continuità e la variazione avvengono nell’ambito di questa combinatoria mentale. Questo è per me ciò che significa fare un quadro. Senza questa componente di arricchimento per chi guarda, il quadro non ha nessun valore.

 

Il 26 settembre, durante il vernissage, si terrà negli spazi della galleria un concerto per pianoforte di Oscar Pizzo, figlio dell'artista e pianista classico di fama internazionale. A partire dalle ore 20, offrirà al pubblico milanese un dialogo tra pittura e musica, eseguendo un programma di brani minimalisti contemporanei. Al termine della mostra, verrà presentato il libro "WORKS", prima pubblicazione che mette in dialogo il lavoro di Lucia Di Luciano con quello del marito, il pittore Giovanni Pizzo. Il libro è edito da Apartamento, a cura di Fabio Cherstich con un testo di Natalie Du Pasquier, in collaborazione con 10 A.M. ART e Archivio Lucia Di Luciano Giovanni Pizzo.

From September 26 to November 29, 2024, the 10 A.M. ART gallery in Milan, at its venue in Corso San Gottardo 5, is organizing the exhibition “Giovanni Pizzo. Works from the 60s to 2022”. The project includes a series of events exploring the artist's life and work.

 

"My research, if I still have the time and energy, will involve multiplying the combinatory coefficient of images to create an increasingly rich dynamic of references, in terms of light and colour, between one group of images and another. I want to expand this dynamic, more and more. Something akin to what Pollock did in the field of signs, with his drip technique. Pollock multiplied the fragmentation of the sign in an informal manner. I aim to do the same in an orderly fashion. I would like to turn beauty into an operational canon, where there is no human intervention, just myriad elements that proliferate according to mathematical logic, but which are naturally humanized by their transposition onto canvas or board."

Giovanni Pizzo

Conversation with Fabio Cherstich, August 2022

After the monographic exhibition devoted to Lucia Di Luciano, we are presenting a "twin" show as a tribute to Giovanni Pizzo, who was Lucia's life and artistic partner for almost 70 years. Like his wife, Pizzo is now being rediscovered, which has brought the work of both artists to the attention of international critics and collectors. The exhibition offers a brief review of his landmark works and, for the first time, introduces the public to a series of recent creations, all executed in his studio at Formello, in the countryside near Rome. One of the leading exponents of Arte Programmata (kinetic art), Giovanni Pizzo experimented with the Gestalt potential of modules, geometric forms and mathematical language. His career as a painter began in the 60s, influenced by his studying Bertrand Russell and Albert Henry Munsell. Pizzo developed a personal form of artistic research, based on the use and combination of geometric modules, lines, squares and rectangles, initially by means of a minimal palette of whites and blacks, and later including saturated colours like blue and red. The title Sign-Gestalt reflects the importance of the operational process that leads to form, which the artist considered of more primary importance than form itself. On this occasion, I have decided to share with the public an extract from the last conversation I had with the painter in August 2022, just a few months before his demise.

Fabio Cherstich

Milan, August 2024

FC: I'd like to begin this conversation by discussing a moment of crucial importance in your career: the Mondrian exhibition curated by Palma Bucarelli in 1956 at the Galleria Nazionale d’Arte Moderna in Rome. How did it influence your artistic practice?

GP: Before Mondrian, my painting was figurative and academic, but afterwards it evolved towards an informal model, partly based on signs, and partly on texture, with an explicit reference to ancient rock-paintings: a sort of 20th-century take on primitive painting. I was astounded when I saw Mondrian's works. Here we had a great classical painter who had abandoned naturalistic views and figuration to devote himself to pure geometry, to what would become the ABC of my own practice.

FC: So a painter must be able to jettison his certainties to evolve?

GP: Exactly. I was fascinated by the evolution of Mondrian's research, especially by the way in which he would reduce a tree to the barest essentials: increasingly simplified tree trunks and branches. It was a search for the essence, for abstraction. The exhibition triggered fierce arguments between friends, but in the end I decided to abandon figurative art, and to adopt a more linear approach, drawing my inspiration from Mondrian himself. This I did with my wife, Lucia Di Luciano, who is also a painter. An extraordinary one. We were young, it was the 60s, and together we founded Gruppo 63.

FC: How did your work change after the Mondrian show?

GP: I began to simplify forms, eliminating the superfluous from my figures. Over time, I developed a characteristic, abstract sign, which was not connected with the real world. Following Mondrian, my work became a combination of geometric elements, with the aim of expressing purely mental concepts.

FC: You have said that in the 60s your work was linked to mathematical calculation. What is the process underlying your paintings?

GP: It is a mental process. I was inspired by the logic and mathematics of Whitehead and Russell, using combinations and progressions to create complex structures. Each sign and colour element had a precise function, organized through rigorous calculation. The goal was to create a dynamism in the geometric figures of the work, a rhythm.

FC: Although your painting is abstract, there is actually a link to reality. You have said to me that men became numbers thanks to the computer, that we are all numbers subject to calculations, and that your art anticipates this idea, applying it to the surface of a square... Does this make your work a metaphor for society?

GP: It may appear to be a metaphor, but the goal is purely an aesthetic one. My work is not political or social. It’s abstract- geometric. There is nothing ambiguous about it.

FC: How would you explain your work to a child?

GP: I would simplify it, as follows: take three numbers, each corresponding to a geometric form. By changing their position, ever-new and surprising combinations are created. It's a simple game, but an effective one.

FC: What is art, for you?

GP: For me, art is first and foremost beauty, that is beyond question. This beauty has to do with the chromatic variation of the elements that make up the picture. By changing their position, the chromatic elements offer differing and dynamic visions of the same "pixel" – let’s call it that – which changes colour depending on the sequences. This enrichment of colour gives joy, and creates an optical dynamism that stimulates the viewer's perception, making him see that the beauty, continuity and variation occur within the context of this combinatorial mental faculty. This is what making a painting means for me. Without this enrichment for the viewer, the picture has no value.

At the vernissage on 26th September, the gallery will host a piano recital by Oscar Pizzo, the artist's son, who is a classical pianist of international repute. At 8 p.m. he will offer the Milan public a dialogue between painting and music, performing a programme of minimalist contemporary pieces. At the end of the exhibition there will be the presentation of the volume WORKS, the first publication to establish a dialogue between the art of Lucia Di Luciano and that of her husband, the painter Giovanni Pizzo. The book, edited by Fabio Cherstich and featuring a text by Natalie Du Pasquier, is published by Apartamento in collaboration with 10 A.M. ART and the Archivio Lucia Di Luciano Giovanni Pizzo.

Opening:

26 September 2024, 5.00 pm

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