"Dieci anni della galleria 10 A.M. ART"
Exhibition dates: 30/11/2023 - 23/02/2024
ARTWORKS
Problemi di totalizzazione, 1956, olio su tela / oil on canvas, 40x50 cm
Effetto di rilievo, 1954, acrilico su legno / acrylic on wood, 96x37 cm
Studio cinetico, 1982, fotogramma, stampa alla gelatina / photogram, gelatin print on paper, 40x30 cm
Problemi di totalizzazione, 1956, olio su tela / oil on canvas, 40x50 cm
INSTALLATION VIEWS
"10x10 Ballocco / Grignani / Veronesi. Dieci anni della galleria 10 A.M. ART" 10 A.M. ART, Milano
"10x10 Ballocco / Grignani / Veronesi. Dieci anni della galleria 10 A.M. ART" 10 A.M. ART, Milano
"10x10 Ballocco / Grignani / Veronesi. Dieci anni della galleria 10 A.M. ART" 10 A.M. ART, Milano
"10x10 Ballocco / Grignani / Veronesi. Dieci anni della galleria 10 A.M. ART" 10 A.M. ART, Milano
Testo italiano / English text -scroll- ⇩
Dal 30 novembre 2023 al 23 febbraio 2024 la galleria 10 A.M. ART di Milano, nella sua sede di corso San Gottardo 5, organizza la mostra 10×10 Ballocco / Grignani / Veronesi. Dieci anni della galleria 10 A.M. ART.
Così scrive il curatore Paolo Bolpagni:
Nel gennaio del 2024, 10 A.M. ART festeggerà i propri primi dieci anni di attività. Nell’occasione, oltre all’elaborazione di un nuovo logo che accompagnerà d’ora in poi l’immagine della galleria, condensando graficamente l’idea della coerenza della ricerca, dell’immediatezza e della semplificazione formale, è stata concepita una mostra che pone a confronto tre artisti storicizzati e della stessa generazione, accomunati dall’aver gravitato su Milano e dall’esser stati sperimentatori, precursori nei rispettivi campi e fautori di un legame fra la pittura e il design: Mario Ballocco (1913-2008), Franco Grignani (1908-1999) e Luigi Veronesi (1908-1998). Peraltro si tratta di figure su cui si è concentrato precocemente il lavoro di promozione e valorizzazione storico-critica portato avanti dalla galleria 10 A.M. ART, definendone la linea, oggi ben riconoscibile.
Esponenti dell’aniconismo, ma ognuno in chiave innovativa, Ballocco, Grignani e Veronesi approdano in momenti differenti a questo linguaggio. Dobbiamo considerare che in Italia l’astrattismo, che pure aveva conosciuto le precoci sperimentazioni di Romolo Romani, Giacomo Balla e Alberto Magnelli, si era manifestato piuttosto in ritardo rispetto ad altri Paesi europei: durante gli anni Venti soltanto alcuni Futuristi (penso a Prampolini e a Fillia) avevano tentato – in parallelo, comunque, a soluzioni meno radicali – la via della non-figurazione. Nel decennio successivo, invece, si radunano in Lombardia due importanti nuclei di elaborazione di un idioma pittorico compiutamente astratto-concreto, allineato alle coeve esperienze straniere (soprattutto francesi): uno raccolto a Milano intorno alla Galleria Il Milione, gestita dai fratelli Peppino, Livio e Gino Ghiringhelli; l’altro sviluppatosi nella vicina Como (patria, si ricordi, di Antonio Sant’Elia) grazie all’opera di artisti quali Manlio Rho, Mario Radice, Aldo Galli e Carla Badiali (ma pure con il significativo contributo indiretto degli architetti Giuseppe Terragni, Cesare Cattaneo e Alberto Sartoris).
Dei tre, però, soltanto Veronesi è in contatto, e da “marginale”, se così si può dire, con il gruppo del Milione; Ballocco, allievo di Aldo Carpi, è ancora attestato su posizioni diverse, figurative, mentre Grignani approda a un personale astrattismo di sapore costruttivista per via sperimentale, quasi da isolato.
Nel dopoguerra i rispettivi cammini si avvicineranno: da un lato l’aniconismo “originario” sviluppato dal 1948 – al rientro dall’Argentina – da Ballocco e l’accostamento di Veronesi al M.A.C. e poi a una sensibilità vagamente informalista; dall’altro, già a partire dal 1949, le indagini di Grignani intorno ad aspetti tissurali di subpercezione, distorsione e induzione. Lui e Ballocco, in questo, negli anni Cinquanta saranno i due grandi precursori italiani (e non soltanto) delle ricerche cinetiche e optical che sarebbero in seguito esplose, quasi come una moda, con la nascita dei vari gruppi e collettivi che aderiranno alla “Nuova Tendenza”.
Veronesi, dal canto suo, tornerà al nitore delle proprie composizioni geometriche, ma senza tentare l’indagine dei fenomeni percettivi analizzati invece dai due colleghi. Ad accomunare tutti e tre, al di là di un eventuale fascino esercitato su di loro dall’esthétique du nombre e dalla possibilità di basare certi equilibri formali su determinate proporzioni, sta l’amore per il numero e per la razionalità strutturale, derivante dalla profonda consapevolezza del caos e del mistero del mondo “apparente”, fenomenico, rispetto a un’altra realtà – quella astratta, cioè dell’arte – che la mente riesce a inventare, costruire e proporre secondo infinite armonie, e nella quale, davvero, è possibile trovare un ordine universale, quello stesso che i Greci avevano individuato nella sezione aurea, e i maestri del Quattrocento toscano nella “divina proporzione”.
L’idea di una pittura basata sull’espressione numerica, che ha avuto il suo padre moderno in Seurat, e che nel Novecento è stata incarnata soprattutto da alcune declinazioni dell’astrattismo, in Ballocco, Grignani e Veronesi si configura dunque alla stregua di un “antidoto”, di una certezza da opporre all’inconoscibilità del reale. Perciò l’armonia instabile e “cinetica” delle loro opere, se da una parte è il riflesso di una fiducia cartesiana nel raziocinio scientifico, dall’altra comunica un’immagine della vita in quanto enigma: se mi si passa la metafora, è come se nei lavori dei tre artisti le forme – proprio alla pari di noi esseri umani – vivessero nello spazio senza conoscere da dove vengono e in quale direzione vanno.
Un ulteriore fattore di collegamento tra Ballocco, Grignani e Veronesi è costituito, lo si anticipava, dal loro essere pittori e insieme designers e grafici, senza distinzioni gerarchiche tra i diversi rami d’attività. L’aspirazione a non lasciar spazio all’espressività soggettiva, alla spontaneità e all’intuizione arbitraria li accomuna: ogni opera è un oggetto, spesso dotato di facoltà analitiche, costruito sulla base di norme precise, di un sistema prestabilito, meditato e calibrato con esattezza e consequenzialità scientifica; e non significa nient’altro che se stesso. L’elemento più importante è che si attenga alla regola individuata, secondo un’originale applicazione del motto kepleriano «ubi materia ibi geometria», alludente all’intima misteriosa struttura che innerva la natura e il cosmo.
From 30 November 2023 to 23 February 2024, 10 A.M. ART gallery in Milan, at its headquarters in Corso San Gottardo 5, will be hosting the exhibition 10×10 Ballocco / Grignani / Veronesi. Ten years of 10 A.M. ART gallery.
So writes curator Paolo Bolpagni:
In January 2024, 10 A.M. ART will celebrate its first ten years of activity. On this occasion, besides developing a new logo that will henceforth accompany the gallery’s image, graphically condensing the idea of consistency of research, immediacy and formal simplification, the gallery has conceived an exhibition comparing three historicized artists of the same generation, who all gravitated towards Milan and were experimenters, forerunners in their respective fields and advocates of a link between painting and design: Mario Ballocco (1913-2008), Franco Grignani (1908-1999) and Luigi Veronesi (1908-1998). Furthermore, these are figures on whom the work of historical-critical promotion and enhancement carried out by the 10 A.M. ART gallery focused early on, defining its line, which is clearly recognizable today.
Exponents of aniconism, but each in an innovative way, Ballocco, Grignani and Veronesi approached this language at different times. We need to consider that abstractionism, in Italy, while knowing the early experiments of Romolo Romani, Giacomo Balla and Alberto Magnelli, manifested itself rather late compared to other European countries: over the 1920s only a few Futurists (such as Prampolini and Fillia) had attempted – in parallel, anyway, to less radical solutions – the path of non-figuration. In the following decade, however, two major groups of elaboration of a fully abstract-concrete pictorial idiom, aligned with coeval foreign (especially French) experiences, gathered in Lombardy: one in Milan around the Galleria Il Milione, managed by brothers Peppino, Livio and Gino Ghiringhelli; the other developed in nearby Como (hometown of Antonio Sant’Elia) thanks to the works of artists such as Manlio Rho, Mario Radice, Aldo Galli and Carla Badiali (as well as with the significant indirect contribution of architects such as Giuseppe Terragni, Cesare Cattaneo and Alberto Sartoris).
Among the three, however, only Veronesi was in contact, though “marginally”, so to speak, with the Milione group; Ballocco, a pupil of Aldo Carpi, stood still on different, figurative positions, while Grignani came to a personal abstractionism of constructivist flavor in an experimental way, almost by himself.
In the post-war period, their respective paths would come closer together: on the one hand, the “original” aniconism as developed since 1948 – on his return from Argentina – by Ballocco and Veronesi’s approach to M.A.C. and then to a vaguely informalist sensitivity; on the other hand, as early as 1949, Grignani’s investigations around tissural aspects of sub-perception, distortion and induction. He and Ballocco, in this, in the 1950s were to be the two major Italian (and not only) precursors of the kinetic and optical researches that would later explode, almost like a trend, with the birth of various groups and collectives that would adhere to the “New Tendency”.
Veronesi, for his part, would return to the clarity of his own geometric compositions, but without attempting to investigate the perceptual phenomena that his two colleagues analyzed instead. What unites the three of them – beyond any fascination exerted on them by the “esthétique du nombre” and by the possibility of basing certain formal balances on specific proportions – is the love for number and for structural rationality, arising from a deep awareness of the chaos and mystery of the “apparent” phenomenal world; this as opposed to another reality – the abstract one, that is, art – which the mind is able to invent, build and suggest according to infinite harmonies, and in which, indeed, it is possible to find a universal order, the same one that the Greeks had identified in the golden section, and the masters of the Tuscan fifteenth-century in the “divine proportion”.
The idea of a painting based on numerical expression, whose modern father was Seurat, and which, in the twentieth-century, was embodied mainly by certain versions of abstractionism, in Ballocco, Grignani and Veronesi is therefore presented as an “antidote”, a certainty to be opposed to the unknowability of reality. Thus, if the unstable and “kinetic” harmony of their works, on the one hand, is a reflection of a Cartesian trust in scientific reasoning, on the other hand it conveys an image of life as an enigma: if I may be allowed the metaphor, it is as if in the artworks of these three artists, the forms – just like us human beings – live in space without knowing where they come from and which direction they are going.
A further connecting factor between Ballocco, Grignani and Veronesi is, as already mentioned, their being painters, designers and graphic designers at the same time, without hierarchical distinctions between the different branches of activity. Their desire to leave no room for subjective expressiveness, spontaneity and arbitrary intuition brings them together: each artwork is an object, often provided with analytical faculties, built on the basis of specific rules, of a pre-established system, pondered and measured with scientific exactness and consequentiality; and it means nothing but itself. The most important element is that it sticks to the identified rule, in accordance with an original application of the Keplerian motto «ubi materia ibi geometria» alluding to the intimate, mysterious structure that innervates nature and the cosmos.
Opening:
23 November 2023, 5.00 pm